sabato 12 luglio 2008

Dedicato a te che soffri...

Carissimo fratello, carissima sorella che stai soffrendo, permettimi di raccontarmi un po'... non sei solo/a a navigare in questo mare... e c'è realmente e sempre una speranza...
Dal 2000 al 2003, nel breve spazio di tre anni, ho perso 5 persone della mia famiglia. Da subito mi sono domandato il perché: dapprima con rabbia, poi con disperato cinismo, infine con rassegnazione… tanto non ne valeva la pena!
Di fronte a questi eventi tragici e repentini, accaduti
durante un grandissimo periodo di sofferenza fisica e interiore che stavo vivendo, mi ero lasciato andare alla disperazione e allo “stordimento”: nessuno, nemmeno Dio, quel Dio che tutti dipingono come buono e misericordioso, sembrava avere la soluzione dei miei problemi. Forse non esisteva nemmeno. Così pensai bene di buttarmi in tantissime cose da fare e di attaccarmi disperatamente agli altri, nel tentativo di trovare un valido motivo per vivere, o almeno per sopravvivere. Purtroppo però nessuno era in grado di rispondere ai miei interrogativi e di condividere il peso della mia croce.
Avevo maturato allora la decisione di abbandonare il “buon” Dio: ci saremmo comportati da vicini di casa, ma non di più. Io non ne volevo sapere di Lui e Lui non doveva interessarsi di me. Quindi basta Confessione! Basta Comunione! E basta preghiera, perché tanto non serve a niente… la Messa però sì, per non scandalizzare chi mi era stato affidato...
Ad un tratto è accaduto qualcosa. Non mi ricordo come sia successo, ma ho trovato un libro dal titolo molto eloquente: “La potenza della Lode”. Un po’ per rassegnazione, un po’ per sfida, un po’ per gioco, ho cominciato a lodare Dio per ogni circostanza, così come suggeriva il libro. A poco a poco qualcosa ha cominciato realmente a cambiare: intuivo che le mura sarebbero cadute con la lode; se non fossero cadute, mi sarebbero state date le ali della libertà. All’inizio mi è costato moltissimo dire “grazie” al Signore, perché mi sentivo vuoto, meschino: non ero per nulla convinto di dover ringraziarLo per quelle situazioni che faticavo a comprendere e che sembravano senza via d’uscita, senza una ragione. Ma più Lo lodavo, più mi convincevo che la lode poteva essere l’unica via, quell’atto di fede (spesso contrario a ragione e sentimenti) che permette a Dio di entrare pienamente nella nostra vita, di operare attraverso gli eventi, attraverso di noi, di stupirci.
Qualche tempo dopo accadde un altro fatto. Era il 9 Marzo del 2005. Un’amica mi aveva invitato a partecipare ad un’adorazione nella parrocchia di S. Marino, animata da un gruppetto del Rinnovamento. Avevo già partecipato a qualche adorazione animata da questo gruppo e, caso strano, nonostante il mio stato di "disgrazia", ne ero sempre uscito sereno. Così ho accettato l’invito. Mentre l’adorazione procedeva, ho cominciato ad entrare in crisi, perché le parole di Dio e dei fratelli continuavano a parlare del Suo amore. Io continuavo a pregare tenendo gli occhi ben chiusi e a seguire sul libretto i canti, che per la maggior parte non conoscevo. Ad un certo punto si sono avvicinate due “sorelle” del gruppo e hanno cominciato a pregare per me. E qui sono “esploso”, piangendo come non mai… Improvvisamente ho cominciato a provare una profondissima serenità e una fortissima sensazione di calore a tutto il corpo, in particolare al cuore: ero immerso in una pace che aveva fatto sparire ogni dubbio, ogni angoscia… Così, qualche tempo dopo, il 13 Maggio 2005, mi sono riaccostato ai Sacramenti. Da allora vivo in una continua serenità, una serenità di fondo che, comunque, nessuna tentazione o preoccupazione può spegnere. È difficile far capire ciò che ho provato, ciò che finalmente ho vissuto e sto vivendo… Il Signore mi ha donato di fare un’esperienza forte del Suo amore… che mi risulta difficile far capire, far percepire… La pace che provo non è "quieto vivere": la lotta è quotidiana, ma comunque, nelle profondità del cuore tutto è calmo. Prima non lo ero, non lo sono mai stato. Dio è entrato e si è piazzato lì. E di lì io non lo voglio smuovere.
Sì, è vero, a volte il Signore permette che sbattiamo la testa contro un muro. Quando avremo esaurito la forza della rabbia, del rancore, della disperazione, allora ci accorgeremo che l’unico, l’unico modo per uscire da quella situazione è fare un salto verso l’alto. Nel mio caso è stata la lode, l’esercizio della lode.
Infine ho compreso che Dio non si attarda
mai in spiegazioni sul mistero della sofferenza (vedi ad esempio la risposta di Gesù alla domanda sul perché di un cieco dalla nascita), ma che Dio è capace di operare nella sofferenza (“è così perché si manifestino in lui le opere di Dio!”). A me, a noi è chiesta soltanto la fiducia, perché per Dio non è un ostacolo la sofferenza, la malattia, il peccato, solo la nostra sfiducia.

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