martedì 6 gennaio 2009

Questo è il tempo delle Parole, non ancora dei fatti compiuti; è il tempo dei Segni, non ancora della pienezza; della fede, non ancora della visione; dell’attesa, non ancora del compimento.
Gesù, appeso alla Croce, ricordava al proprio Cuore le promesse d’amore, di predilezione, di protezione e di salvezza del Padre… smentite però dalle sofferenze che viveva… eppure ha continuato ad osare, ha perseverato fino alla fine, tacendo la propria umiliazione, urlando il proprio dolore, sussurrando al Padre, nel buio più cieco, la propria fedeltà e il proprio affidamento, la propria fede… SOLTANTO DOPO la morte è venuta la risurrezione, dopo l’umiliazione, la gloria, dopo la sconfitta, la vittoria! Questo è il nostro compito di credenti, di cristiani, di sentinelle: dobbiamo tenere accesa la fede del mondo, dobbiamo tenere alta la sua speranza! Pur vivendo, come tutti, la tragica realtà del peccato, della sofferenza, della morte, dobbiamo donare alla Terra la prospettiva – che non conosce – del Cielo: la risurrezione di Gesù e “la caparra” dello Spirito Santo offrono ad ogni uomo l’opportunità della vita nuova, della vita eterna. A noi è stato fatto dono di questa visione dall’alto. Di qui il senso primo ed ultimo della lode e dell’intercessione: sono l’espressione della certezza che tutto è disposto “con misura, calcolo e peso” dall’Amore, che “tutto” – per quanto assurdo possa sembrare – “concorre al bene di coloro che Dio ama”.
Dio ci ha messo su torri di guardia, da cui dobbiamo ripetere in tutti i modi possibili (con le labbra chiuse, sussurrando, gridando, cantando, insegnando, ridendo, piangendo, vivendo, morendo) e senza stancarsi: “Credo, Signore, al Tuo amore per me! Credo, Signore, che la Tua misericordia sia più grande di ogni peccato e più forte di ogni tentazione! Credo, Signore, che la Tua potenza sia più forte della morte e dell’inferno!”. E paradossalmente noi stessi saremo “umiliati” dal peccato, dalla sofferenza e dalla morte: ma non ci potranno trattenere! Noi moriremo sul campo di battaglia, ma con la certezza d’aver già vinto la guerra! Dio ci sta chiedendo di cantare la vittoria mentre tutto sembra perduto: eppure a noi ha fatto dono, come all’apostolo Giovanni nell’Apocalisse, di vedere e di sentire come andrà a finire ogni storia, tutta la storia! E per quanto il male ci faccia piangere e disperare, ha le ore e i minuti contati! Noi vediamo e udiamo, per questo parliamo e non possiamo non parlare! E proprio per questo il mondo e il demonio se la prendono con noi – con la permissione di Dio: perché noi alimentiamo la fede e la speranza del mondo, attestiamo con le nostre preghiere, il nostro modo di pensare, di servire, di amare, di vivere, che Dio non mente. Se noi tacciamo, chi parlerà?